O meglio a Jesolo in comune di Eraclea: si perchè solo dalla località di eraclea Mare si arriva a quella bellezza naturalistica che si chiama Laguna del Mort, e che ha nella sua sponda orientale la spiaggia che nel 2003 è stata dichiarata l'undicesima bellezza d'Italia nonché Bandiera Blu negli anni 2007, 2008 e 2009. Il riconoscimento di Legambiente e del WWF rappresenta la certezza che questo lembo di sabbia, isolato per 3 lati da mare, laguna e fiume, è un psoto incantato dove ben pochi possono arrivare senza farsi una scarpinata di almeno mezzora.
Infatti, solo costeggiando la pineta di Eraclea Mare, ad ovest della darsena del Mariclea, si può raggiungere il passaggio di pochi metri che conduce all'imboccatura della spiaggia del mort. Spiaggia che per il suo isolamento, e per l'impossibilità di raggiungerla da Jesolo senza avere una barca, è del tutto riservata, poco frequentata e per l'effetto magica.
La magia di una natura incontaminata è appunto il segreto del fascino di questo micro-ambiente che si è conservato come era all'epoca della sua origine circa 80 anni fa. Una volta, fino all'ottobre del 1935, la spiaggia del Mort non era altro che il naturale prolungamento nord orientale dell'arenile jesolano e dietro di essa scorreva l'ultimo tratto del fiume Piave. Una notte, durante una piena, il fiume sacro alla patria spezzo gli argini ed isolò molta della sua riva destra dal territorio di appartenenza lasciando il braccio della sua vecchia foce ad un progressivo interramento. Orbene così sono nate la Laguna del Mort, che non è altro che la vecchia foce del fiume, e la spiaggia del Mort, che è la sua vecchia sponda destra.
Balloning Air Show Mongolfiere: a Eracleamare l'ultimo week end di giugno (attorno al 20 di giugno) si tiene oramai da tre anni una emzionante manifestazione: anche nel 2008 si è infatti svolta l'edizione del “Raduno Internazionale Aerostatico di Eraclea” con 10 mongolfiere partecipanti condotte da equipaggi italiani a stranieri che hanno consentito anche al pubblico di salire in quota con voli vincolati o liberi per visitare anche dall'alto il territorio circostante la località turistica.)
In attesa di rivedere i decolli degli aerostati a Eraclea Mare anche nel 2009, vediamo di seguito le più belle immagini dell'ultima edizione.
I biglietti per le ascensioni in quota erano disponibili prezzo l'Agenzia Europa: 0421.6116 e 0421.66033.
Il Carnevale di Venezia, se non il più grandioso, è sicuramente il più conosciuto per il fascino che esercita e il mistero che continua a possedere anche adesso che sono trascorsi 900 anni dal primo documento che fa riferimento a questa famosissima festa.
Chi non ne ha mai sentirto parlare? Si hanno ricordi delle festività del Carnevale fin dal 1094, sotto il dogato di Vitale Falier, in un documento che parla dei divertimenti pubblici nei giorni che precedevano la Quaresima. Il documento ufficiale che dichiara il Carnevale una festa pubblica è del 1296 quando il Senato della Repubblica dichiarò festivo l’ultimo giorno della Quaresima.
Tuttavia il Carnevale ha tradizioni molto più antiche che rimandano ai culti ancestrali di passaggio dall’inverno alla primavera, culti presenti in quasi tutte le società, basti pensare ai Saturnalia latini o ai culti dionisiaci nei quali il motto era “Semel in anno licet insanire” (“Una volta all’anno è lecito non avere freni”) ed è simile lo spirito che anima le oligarchie veneziane e le classi dirigenti latine con la concessione e l’illusione ai ceti più umili di diventare, per un breve periodo dell’anno, simili ai potenti, concedendo loro di poter burlare pubblicamente i ricchi indossando una maschera sul volto. Una utile valvola di sfogo per tenere sotto controllo le tensioni sociali sull’esempio del “Panem et Circenses” latino.
Se un tempo il Carnevale era molto più lungo e cominciava addirittura la prima domenica di ottobre per intensificarsi il giorno dopo l’Epifania e culminare nei giorni che precedevano la Quaresima, oggi il Carnevale ha la durata di circa dieci giorni in coincidenza del periodo pre-pasquale ma la febbre del Carnevale comincia molto tempo prima anzi, forse non è scorretto dire che, a Venezia, la febbre del Carnevale non cessa mai durante l’anno. Una sottile euforia si insinua tra le calli della città più bella del mondo e cresce impercettibilmente, sale con la stessa naturalezza dell’acqua, sfuma i contorni della cose, suggerisce misteri e atmosfere di tempi andati.
Un tempo il Carnevale consentiva ai Veneziani di lasciar da parte le occupazioni per dedicarsi totalmente ai divertimenti, si costruivano palchi nei campi principali, lungo la Riva degli Schiavoni, in Piazzetta e in Piazza San Marco. La gente accorreva per ammirare le attrazioni, le più varie: i giocolieri, i saltimbanchi, gli animali danzanti, gli acrobati; trombe, pifferi e tamburi venivano quasi consumati dall’uso, i venditori ambulanti vendevano frutta secca, castagne e fritòle (le frittelle) e dolci di ogni tipo, ben attenti a far notare la provenienza da Paesi lontani delle loro mercanzie. La città di Venezia, grande città commerciale, ha sempre avuto un legame privilegiato con i Paesi lontani, con l’Oriente in particolare cui non manca, in ogni edizione del Carnevale, un riferimento, un Filo Rosso che continua a legare la festa più nota della Serenissima al leggendario Viaggio del veneziano Marco Polo verso la Cina alla corte di Qubilai Khan dove visse per circa venticinque anni. Un Filo Rosso che si snoda lungo l’antica e famigerata via della Seta.
Alcuni Carnevali sono passati alla storia: quello del 1571, in occasione della grande battaglia delle forze cristiane a Lepanto quando, la domenica di Carnevale venne allestita una sfilata di carri allegorici: la Fede troneggiava col piede sopra un drago incatenato ed era seguita dalle Virtù teologali, la Vittoria sovrastava i vinti ed infine la Morte con la falce in mano per significare che in quella vittoria anche lei aveva trionfato.
Nel 1664 in occasione delle nozze in casa Cornaro a San Polo, si organizzò una grandiosa e divertente mascherata a cui parteciparono molti giovani patrizi. Una sfarzosa sfilata attraversò Venezia e fece tappa in due dei più famosi monasteri della città: quello di San Lorenzo e quello di San Zaccaria, dove risiedevano le monache di nobile stirpe.
Il 27 febbraio 1679 il Duca di Mantova sfilò con un seguito di indiani, neri, turchi e tartari che, lungo il percorso sfidarono e combatterono sei mostri, dopo averli uccisi si cominciò a danzare.
Per il Carnevale del 1706: giovani patrizi si mascherarono da Persiani e attraversarono la città per poi esibirsi nelle corti e nei parlatoi dei principali monasteri di monache (San Zaccaria e San
A pochi chilometri da Eraclea e dalla cintura lagunare, si può scoprire una delle più belle città d'arte del veneto: la medievale Treviso, collegata a Venezia dal Terraglio, domicilio degli antichi nobili della serenissima.
La Città situata nella pianura veneta, a circa 15 km a sudovest della riva destra del Piave alla confluenza tra il Sile, fiume di risorgiva, ed altri corsi d'acqua quali il Botteniga che, ricevuti il Limbraga e la Piavesella e giunto al cuore della città, si suddivide in diversi rami e canali (Cagnan grando, Cagnan medio o Buranelli, Roggia o Siletto, il Canale delle Convertite), e lo Storga che lambisce il comune ad est. Per raggiugerla partendo da Eraclea, si risuale il corso del fiume piave fino a San Donà percorrendo la strada provinciale 53, poi si imbocca la statale 14 fino allo svincolo per l'imbocco della provinciale detta Treeviso-Mare. Trattasi di un rettilineo di circa 25 chilometri che conduce fino alla circonvallazione della citta, che di li vede le mura medievali distare poche centinaia di metri.
Cenni generali sulla città
Paragonata spesso alla vicina Venezia per i numerosi rivi che la solcano e le conferiscono scorci di rara suggestione, Treviso si può ancora specchiare nella descrizione che di lei fu data da un suo illustre cittadino, Giovanni Comisso, il quale la definì «una gentilissima struttura medievale in giuoco bizzarro con le chiare acque dei fiumi che l'attraversano e né le distruzioni di guerre né il cattivo gusto degli uomini riescono ancora a tramutare». Seppure parzialmente alterata dalla ricchezza e dagli interventi, sovente contestati, portati avanti negli anni a cavallo del Terzo Millennio, Treviso mantiene ancora un aspetto gentile e riservato dove, accanto ad i luoghi più celebri e frequentati, si celano strade minori, vicoli, rivali, canali e barbacani che mantengono integro il fascino di una città ricca di storia. Quasi gelosa della propria intimità, la città sembra offrirsi alla lenta indagine di un passeggio mattiniero di un giorno festivo quando, davvero autentica, sa stupire e segnare profondamente i ricordi dei suoi visitatori.
Il nome e le origini mitiche
Si suppone che il nome Tarvisium sia frutto di una romanizzazione di un precedente toponimo a sua volta relativo ai Taurusci, gruppo etnico di area celtica, anticamente stanziato sui Monti Tauri all'estremità orientale delle Alpi e che si ipotizza abbia costituito la prima comunità trevigiana. Non manca peraltro chi ha ricondotto il nome all'espressione indoeuropea tarvos (toro) con l'aggiunta di un suffisso -isium di chiara derivazione romanistica. Una terza opinione si rifa invece al etimo gallico trev- poi modificato in tarv- con il significato di villaggio di legno. È da citare, inoltre, l'ipotesi che vorrebbe la nascita del nome "Tarvisium" da una statua a tre volti che doveva campeggiare nella piazza centrale dell'agglomerato. In ultimo deve altresì citarsi la tesi di una derivazione dalla combinazione di due termini romani Ter- e -visi in relazione ai tre colli (in latino, appunto, visi), corrispondenti agli attuali Duomo, Piazza dei Signori e Piazza Sant'Andrea, su cui sarebbe stata edificata la città.
Quanto alle origini, anche Treviso conosce numerose ricostruzioni mitologiche sui suoi albori, per lo più dovute a miti formatisi nel corso del Medioevo su impulso delle più influenti famiglie nobiliari. Il mito più noto risale alle Antiquitatum variarum di Giovanni Annio da Viterbo dove si afferma che la città sarebbe stata fondata dai Taurusci, popolo di origini orientali e seguace del dio Api, sacro toro dell'Antico Egitto. I Veneti, infatti, oppressi dai Giganti dell'Istro, avrebbero invocato l'intervento della divinità egiziana che, al fianco dei Taurusci, avrebbe sbaragliato i Giganti in una leggendaria battaglia. A perenne ricordo delle gesta, i vincitori fondarono Taurisium, la città del Toro sacro.
Una seconda ricostruzione, fornita da Giuseppe Bertusi, narra dell'arrivo in Veneto verso l'anno 900 a.C. del mitico Dardano, capostipite dei Troiani, il quale avrebbe fondato una città, Eugania. A difesa della stessa sarebbero state erette quattro fortezze, la maggiore e più settentrionale delle quali, prese il nome di Tusino. A guida della fortezza vi sarebbe stato tale Montorio, presunto capostipite della famiglia dei Collalto. Sempre al Montorio si dovrebbe far risalire il posizionamento sulla porta principale della città di una donzella tricipite in marmo verde, recando così il mutamento di nome da Tusino a Trevisi, in riferimento ai tre volti della scultura.
Nel corso della sua storia millenaria la città (e, conseguentemente, i suoi abitanti) è stata indicata con diversi nomi, tra i quali, i francesi Trèvise e Trevigny (il primo ancor oggi in uso nella lingua Francese), ed i tardo latini o italiani Tarvisi, Trevisi, Trevigi, Trivigi.
A Venezia, ogni anno, nello storico giorno del 21 novembre, la Madonna della Salute chiama a raccolta tutti i veneziani, e non soltanto quelli che abitano in laguna, nel centro storico e nelle isole: è una tradizione ancora vitale e diffusa che, con una bella definizione, ’si radica nel futuro’, cioè passa attraverso le generazioni.
L’antica icona di Santa Maria della Salute richiama le folle al grande tempio dove si esprimono le due anime della festa: all’interno, sotto la cupola del Longhena, si celebrano messe in continuazione e si elevano preghiere e suppliche, mentre fuori le bancarelle attraggono bambini e adulti in un’atmosfera da sagra di sestiere.
Questo pellegrinaggio, questa ritualità secolare coinvolge ferventi cattolici, devoti della Madre di tutti, e, insieme, attrae cittadini che ’sentono’ il valore anche civile della festa, l’appartenenza a una cultura di cui la religiosità è una parte essenziale. Festa venezianissima, si dice della Salute, ed è vero. Ma la sua forza di attrazione sta coinvolgendo anche singoli forestieri, a volte piccoli gruppi di turisti stranieri invogliati a una visita dai tour operator, consapevoli che la basilica per sé stessa, con la sua ‘gran mole barocca’ è un richiamo sufficiente.
La festa, per questi visitatori, è un plusvalore destinato a sensibilità estranee alla venezianità, ma non per questo meno degna di partecipazione. La Festa della Salute, il 21 novembre, coinvolge nel pellegrinaggio al tempio del Longhena veneziani e forestieri. Il ponte votivo rimane aperto senza interruzioni fino alle ore 23.30 del 21 novembre.